Testo basato sulla pubblicazione: “Un precursore della ginnastica femminile e del modello educativo scolastico e scoutistico: Georges Hébert e le virtù del Metodo Naturale di Educazione Fisica e Morale” di Daniele Coco, Elena Zizioli, Pierre Philippe-Meden, Diego Zarantonello, Francesco Casolo
L’azione di Georges Hébert fin dall’inizio non ha avuto finalità solo sportiva, ma una profonda vocazione educativa. Al termine della guerra la proposta di Hébert esce infatti dal contesto militare e da quello propriamente sportivo venendo insegnato ai bambini negli ospizi e nelle scuole della città ed entrando anche nelle scuole di teatro. Ne è l’esempio l’adozione nella scuola di Jacques Copeau, che lo utilizza per la formazione dei suoi attori.
Teatro, infanzia, donne e l’educazione fisica sono i territori in cui deborda il Metodo e quelli in cui si svilupperà maggiormente nel periodo successivo. In particolare, l’entusiasmo di Hébert si rivolge all’educazione delle donne promuovendo diverse iniziative a loro dedicate.
“L’educazione fisica doveva quindi procedere alla classificazione dei gruppi fondamentali degli esercizi fisici ‘naturali’, utili ed indispensabili all’essere umano in quanto tale: marciare, correre, saltare, arrampicare, sollevare pesi, lanciare, difendersi, nuotare. Queste attività ginniche andavano dosate a seconda dell’età, del sesso, della costituzione fisica e del livello di allenamento degli studenti o dei praticanti: il Metodo Naturale, infatti, è per tutti; quello che varia è solo l’intensità dello sforzo richiesto”.
Infatti, Georges Hébert, viene considerato, oggi, il precursore della ginnastica femminile perché, fino a quel tempo, alle donne non era permesso svolgere l’attività fisica e diverse attività sociali. Bisogna mettere in risalto anche il ruolo che ebbe nella sua vita una donna in particolare; egli venne sostenuto ed incoraggiato da sua moglie che credeva molto nelle capacità fisiche del genere femminile a tal punto da utilizzarla come modello di riferimento per i suoi trattati.
“Sosteneva, infatti, che uomini e donne avessero la stessa capacità di sviluppo fisico completo e potessero far fronte a un carico di lavoro uguale, le loro differenze organiche erano limitate alle funzioni riproduttive. Hébert affermava che entrambi i sessi avevano le stesse capacità fisiche e condizioni simili per sottoporsi allo stesso tipo di allenamento e quindi ottenere uno sviluppo muscolare identico”.
La forza ed i muscoli sono anche oggi prerogativa maschile, i muscoli essendo espressione di forza erano la caratteristica principale degli uomini, Hébert affermava che “alcuni uomini, per conservare il loro prestigio e affermare la loro superiorità, preferiscono trattare solo con esseri fragili, con ‘donne bambola’” .
Hébert mirava all’emancipazione delle donne e le sue idee possono effettivamente essere considerate in linea con i movimenti femministi del primo dopoguerra. Preoccupato, infatti, per la possibilità delle donne di svolgere attività fisica, nel 1918 fonda “La Palestra”: una scuola di ginnastica per donne e bambini a Deauville, nella regione francese nord-occidentale della Normandia.
Essendo aperta solo sei mesi all’anno in estate, Hébert creò inoltre una “palestra” invernale alternativa nel 1923 nella Costa Azzurra meridionale.
“Possedere la salute, la bellezza e la forza, tale devono essere, dal punto di vista fisico i più grandi desideri delle donne”.
Nel 1925, dentro la comunità femminile hebertista La Palestra, l’hebertismo assume la forma di un modello d’insegnamento olistico costituito da sei aspetti: Un allenamento completo secondo il Metodo Naturale, un apprendimento di tutti i mestieri manuali attuali, una cultura mentale e morale, una cultura intellettuale, una cultura estetica con gli sviluppi sull’esoterismo cristiano e un’iniziativa naturista.
Dieci anni dopo, nel 1929, l’ufficiale francese crea a Deauville anche la “scuola nautica per donne”, o “palestra” marina: operando come scuola navale sulla nave Alcyon, un vecchio veliero mercantile, era destinata a ragazzi sotto i 14 anni e ragazze di qualsiasi età.
“In quegli ambienti le giovani studentesse di Hébert praticavano gli esercizi del Metodo Naturale negli stessi luoghi e allo stesso modo in cui venivano eseguiti da gruppi maschili. Sebbene non ci fosse un allenamento misto, offriva alle donne un certo livello di “uguaglianza” con gli uomini, che andava dalla formazione all’abbigliamento”.
Come gli uomini, anche le donne avrebbero raggiunto lo sviluppo fisico per mezzo degli stessi principi che aveva ideato, soprattutto la pratica metodica di esercizi utilitaristici, lo sviluppo della resistenza tramite l’esercizio all’aperto (al sole, al freddo, ecc.), lo sviluppo di qualità come destrezza, velocità e lo sviluppo dei cosiddetti valori “virili”: energia, forza di volontà, coraggio.
Per apprezzare un corpo ginnico femminile e maschile bisognava considerare due aspetti: le proporzioni delle varie parti del corpo e le forme di queste ultime. Questo spiegherebbe anche la motivazione per cui si chiedeva di eseguire determinati esercizi e movimenti in abbigliamento specifico e che permettesse di osservare la quasi totalità delle parti del corpo e dei muscoli.
Per proporzioni si intendeva i rapporti di altezza e lo spessore degli arti, del corpo e della testa, ad esempio, questo aspetto, che Hébert chiamava “la bellezza delle proporzioni” era legata alle dimensioni e alla conformazione della struttura ossea.
Ma egli contemplava anche diversi tipi di proporzioni: abbiamo quella regolare che dona al corpo un’armonia e allo stesso tempo lo rende adatto a tutti i tipi di esercizi naturali; e infine ci sono le proporzioni irregolari che sono poco attraenti, ma possono essere funzionali o meno all’esecuzione di specifici esercizi.
“Dal punto di vista della capacità fisica, gli organi di movimento, essendo della stessa natura in entrambi i sessi, hanno le stesse necessità e possono eseguire lo stesso lavoro in quantità, durata e qualità”. Le donne per mezzo del suo Metodo oltre a far raggiungere uno sviluppo fisico e morale, fortificava inoltre la fiducia in sé stesse, attraverso la forza di volontà e la propria realizzazione personale.
Georges Hébert, l’educazione fisica come rilancio del ruolo della donna nella società
Il suo principale scopo, con punte anche di eccesso, era porre fine ai pregiudizi che avevano subito e raggiungere il suo ideale di inclusione ed emancipazione fisica e morale per le giovani donne francesi.
“Il corpo femminile è per la prima volta parte della manifestazione “fisiologica” dell’“attività”: muscolo visibile, “elastico”, “esercitato”, finora dominio esclusivamente maschile. L’immagine è ripetuta con insistenza nei trattati di bellezza degli anni ’30: “figura atletica, slanciata, arti magri e muscolosi senza grasso parassitario e contegno energico e aperto: questo è l’ideale attuale della bellezza femminile”.
Tutto ciò conferma la disapprovazione di Hébert per il tipo di educazione ricevuta dalle giovani francesi dell’epoca, che le condannava all’immobilità fisica.
“Da adolescenti venivano rinchiuse, conducendo già una vita abbastanza inattiva, e la fine della loro attività fisica veniva decretata dovendo indossare quello che Hébert chiamava un “ridicolo strumento di tortura, il corsetto”.
Le donne venivano educate a seguire determinati canoni di bellezza dell’epoca: niente muscoli, vita sottile sostenute dai corsetti, spalle sottili e basse, braccia piccole, pelle bianca e guance rosee, utilizzo dei tacchi per sembrare più alte e piedi piccoli. Ma Hébert era contrario a questi canoni, definendoli rischiosi per la salute. Egli riteneva che le donne assumessero delle gravi conseguenze al proprio corpo in quanto, sin da bambine venivano tenute lontane da qualsiasi attività fisica. Il risultato che portava questo comportamento era: debolezza fisica […], salute precaria […] e forme inadeguate.
L’uso del corsetto che è stato etichettato come “malvagio e crudele” poiché causava delle deformazioni fisiche molto gravi, esso stringendo la parte inferiore del torace, non permetteva una corretta respirazione impedendo una normale ventilazione, questa limitazione portava a una scarsa depurazione del sangue che non permetteva una corretta irrorazione di tutti i tessuti del corpo: “D’altra parte, una respirazione incompleta causa mancanza di fiato e rende doloroso il minimo sforzo”. Inoltre, il corsetto non permetteva una completa assimilazione e digestione del cibo ed infine sviluppava una deformazione alle costole inferiori, restringendo la parte inferiore del torace.
“La donna che si toglie il corsetto si sente come se tutto stia cadendo a pezzi. Più invecchia, più questa sensazione diventa intensa, perché i muscoli si indeboliscono sempre di più. Arriva un punto in cui è impossibile per lei fare tranquillamente a meno del sostegno della vita, poiché i muscoli atrofizzati non sono in grado di svolgere la loro funzione naturale. Così alcune donne non esitano a fare la sciocca affermazione che ‘il corsetto è uno strumento indispensabile per il sesso femminile’”. Questa analisi ci permette di analizzare il ruolo della donna anche sotto l’aspetto fisiologico e di conseguenza sociale.
“E così le ragazze sarebbero vissute, malate e immobili, fino all’età adulta”. Durante il periodo di attività ne “la Palestra” Georges Hèbert lavora anche a “L’education physique”, la rivista dove cerca di diffondere il suo messaggio, che rilancia nel 1922 con un motto esplicito:
“L’educazione fisica deve essere promossa dalle scuole. Agli insegnanti spetta la realizzazione”
Secondo l’autore: “ogni essere è all’apice della propria bellezza quando raggiunge l’apice del suo sviluppo fisico”. Pertanto, la scuola è per Hébert il luogo ideale dove far crescere i bambini in modo completo intellettivo, fisico e morale.
“Prima della completa ossificazione, soprattutto nell’infanzia e nella prima adolescenza, certi esercizi possono certamente influenzare le proporzioni e persino l’altezza; anche il tipo di alimentazione, le condizioni di vita e l’ambiente hanno una seria influenza”.
Georges Hébert contrastava l’attività fisica che veniva svolta ai suoi tempi e cioè, senza alcuna considerazione dell’ordine naturale. Invece per lui, tutto quello che era necessario per uno sviluppo sano nell’uomo e nella donna si trovava in natura.
La rilettura che ne emerge, tralasciando alcuni estremismi, permette di scoprire come l’autore abbia messo l’attenzione per l’educazione al movimento anche in età evolutiva dei bambini e delle bambine, rimarcando elementi nuovi per l’epoca come, ad esempio, gli innumerevoli benefici che una educazione al movimento in natura possa essere salutare e determinare benessere nella vita quotidiana.
Il Metodo Naturale di Educazione Fisica divenne motore e volano di un cambiamento culturale dell’epoca abbattendo con forza e vigore stereotipi sul ruolo femminile anche nella società di allora.